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La notte della Repubblica (1989)

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Episode #1.9

La notte della Repubblica

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  • Speaker: Nel 1974 Silvano Girotto ha 35 anni e dietro le spalle una vita avventurosa. Ha avuto dei guai con la giustizia, si è arruolato nella Legione straniera, poi è entrato nell'Ordine francescano diventando padre Leone. Va in America Latina, da dove ritorna con la fama, in gran parte millantata, di frate guerrigliero. Divenuto informatore dei carabinieri, si mette in contatto con due persone in grado di condurlo sino alle Br: l'avvocato genovese Giambattista Lazagna, medaglia d'argento della Resistenza e amico di Feltrinelli, e il medico piemontese Enrico Levati. Al primo incontro Lazagna commenta: «È un personaggio da fiera», ma poi acconsente a fare da tramite con il vertice brigatista. Il 28 luglio 1974, «Frate mitra» incontra Curcio e Franceschini davanti alla stazione di Pinerolo. I due brigatisti sono diffidenti, ma i contatti non vengono interrotti. Girotto comincia ad annotare nomi, dati, circostanze. La missione di «Frate mitra» si conclude al terzo incontro con Curcio e Franceschini, fissato per l'8 settembre, sempre alla stazione di Pinerolo. Due giorni prima, il dottor Enrico Levati, che con l'avvocato Lazagna era stato il primo contatto di Girotto, riceve una telefonata anonima che gli preannuncia l'imminente arresto di Curcio. Levati ne informa Mario Moretti, che però non riesce ad avvertire né Curcio né Franceschini. Il richiamo a questa circostanza verrà usato contro Moretti per insinuare un sospetto che il nuovo capo delle Br respingerà con sdegno.
  • Presenter: È un momento cruciale. Nei risultati del referendum sul divorzio del 1974 la sinistra estrema vede un'occasione per sferrare un duro colpo alla Dc, che giudica isolata e ormai incapace di riprendere un solido rapporto con i suoi alleati tradizionali. Le elezioni amministrative del 1975 modificano i vecchi equilibri, aprendo ai comunisti e ai socialisti il governo di intere Regioni e dei grandi Comuni. Nella Dc la crisi interna porta alle dimissioni di Fanfani dalla segreteria e all'avvento di Zaccagnini, con un nuovo gruppo dirigente che vuole far uscire il partito dall'isolamento e riprendere il dialogo con gli alleati. Senza molto successo, per la verità: infatti la non disponibilità dei socialisti provoca, alla fine del '75, la crisi del governo Moro e il ricorso alle elezioni anticipate.
  • Presenter: ll voto del 20 giugno '76 si annuncia come un confronto diretto fra Dc e Pci. I risultati rivelano una Democrazia Cristiana in buona salute, con il 38,7% dei voti, anche in virtù di un ridimensionamento dei partiti alleati; e un Partito comunista che vola al suo massimo storico, raggiungendo il 34,4%. La crisi del Partito socialista, che scende sotto il 10%, porta alla sostituzione della vecchia guardia con la nomina di Bettino Craxi a segretario.
  • Presenter: Il disgregamento dei gruppi extraparlamentari ingrossa le file dell'«Autonomia organizzata», che ha per nemico principale il Pci berlingueriano giudicato revisionista e amico dei padroni. Di fronte alle difficoltà economiche e sociali del Paese, all'espandersi degli atti di terrorismo e alla difficoltà degli apparati statali di reagire, Moro indica la necessità di una terza fase della politica italiana; essa deve impostare per il futuro l'alternativa fra due blocchi di partiti che abbiano al centro, rispettivamente, la Dc e il Pci. Questo schema si offre non solo a forti obiezioni politiche, ma diventerà causa, oggetto e pretesto, di una complessa, tragica svolta. Sullo sfondo, il destino personale di un leader: Aldo Moro.

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